Info generali

  • Sat Apr 25 13:00:00 CEST 2020 - Thu Apr 30 23:59:00 CEST 2020
  • Il discorso del Sindaco

FESTA DELLA LIBERAZIONE 2020 - DISTANTI MA UNITI

Foto della cerimonia.

Guarda la cerimonia da questo LINK.

Qui sotto  e in allegato il discorso del Sindaco.

*******

Care concittadine e cari concittadini, celebrare il 25 aprile oggi nel 2020 diventa difficile, perché è complicato parlare di festa, di gioia.

Vorrei, pertanto, iniziare con un ricordo commosso per tutte le persone che ci hanno lasciato. Tanti sogni, tante speranze sono state spezzate senza poter dare loro l’estremo saluto della comunità. A tutti i familiari delle vittime, che sono nel dolore, va il nostro abbraccio più sincero.

Celebriamo oggi il 25 aprile in questa piazza con poche persone alle quali abbiamo dato il compito significativo di rappresentarne altre.

Idealmente sono presenti le Forze dell’Ordine attraverso il Comandante della Polizia Locale Detti; le autorità religiose con don Eugenio; tutte le associazioni vedanesi sono invece rappresentate dagli Alpini vedanesi e dai loro gonfaloni. E’ presente anche il rappresentante dell’A.N.P.I. vedanese.

Infine io, che racchiudo tutto il Consiglio Comunale, e la comunità vedanese.

Ai presenti dobbiamo però sommare anche tutte le persone che da casa idealmente ci seguono. Siamo, allora, in tanti anche quest’anno a celebrare il 25 Aprile; siamo in tanti a deporre la corona d’alloro al monumento dei caduti vedanesi e a ricordare, come tutti gli anni, Marco Bonfanti e don Mapelli.

Il 25 aprile 1945 chiudeva una stagione, ma soprattutto apriva quella avvincente della Repubblica restituendo così un senso compiuto ed una dignità ad un popolo e alle sue Istituzioni. Istituzioni che finalmente, nella Carta Costituzionale, venivano messe al servizio della gente.

Quante attese e speranze sono state aperte con la liberazione. Attese e speranze che sono ancora una volta racchiuse e custodite nell’intimo più profondo delle singole persone e che si chiamano libertà, responsabilità, partecipazione, solidarietà e lavoro.

A noi, oggi, spetta ancora il compito di annodare questi punti per creare una società in grado di offrire un contesto sociale armonioso, che diventi terreno fertile per sviluppare le aspirazioni di ogni singola persona.

Il 25 aprile 1945 ha rappresentato, allora, un segno di cambiamento.

Un cambiamento che ha riposizionato la persona al centro, attorno alla quale costruire le regole dello stare nella società, dello stare assieme. La persona e la società sono due aspetti fondamentali che solo nella ricerca del bene comune trovano un perfetto punto di equilibrio.

E’ stato un cambiamento, perché ha inchiodato alle proprie responsabilità una intera generazione e le ha chiesto di essere il motore del cambiamento e di assumersi in prima persona la responsabilità di chiudere un periodo buio, fatto di soprusi e dolori, per aprirne uno nuovo ricco di opportunità, di rispetto per la persona.

Se il 25 aprile 1945 ha dato vita ad un cambiamento così forte, allora, sicuramente la forza e la determinazione delle donne e degli uomini che ce lo hanno consegnato avranno qualcosa di importante da insegnarci.

Insegnamenti che potremo usare come stimoli per affrontare le sfide del nostro tempo, ricche anche esse di incognite e di opportunità.

Sono profondamente convinto che una grande lezione sia quella legata alla capacità, che hanno avuto gli uomini e le donne della Resistenza, di immaginare qualcosa di completamente nuovo. Hanno avuto la capacità di allargare il proprio pensiero, la propria visione della società, senza ripercorre strade già battute e consegnate al passato.

Apparentemente potrebbero sembrare aspetti semplici, ma, invece, implicano una grande capacità di pensiero ed una fatica immane per farle comprendere ed accettare. Sono aspetti che portano cambiamenti profondi per le persone e di conseguenza per la società più in generale. Le paure più grandi per gli uomini sono sempre associate al cambiamento. Nella quotidianità si trovano le certezze e le paure vengono confinate in un mondo gestibile e noto.

E’ un insegnamento che anche noi, donne e uomini di questa generazione, dobbiamo cogliere con coraggio se vogliamo, partendo dall’eredità e dal sacrificio dei nostri padri, immaginare percorsi nuovi, mai sperimentati, anche per chi avverte una difficoltà ad esplorare nuove strade. Lo dobbiamo fare perché è giusto; lo dobbiamo fare, perché rappresentano percorsi di libertà, ma soprattutto, perché non possiamo permetterci di perdere qualcuno per strada.

Il nostro impegno deve allora essere tale da aprire sempre opportunità per tutti in modo tale che nessuna vita possa essere confinata e possa essere limitata.

Il rischio sarebbe quello di compiere la grande ingiustizia. Il rischio sarebbe infatti quello di far perdere ad intere generazioni la possibilità di vivere e di usare i propri talenti anche al servizio degli altri.

Dobbiamo inventarci allora, come fecero gli uomini e le donne della Resistenza, nuovi percorsi nel mondo del lavoro, nel mondo della scuola, nel modo di stare nella società.

La differenza la farà il modo con cui saremo capaci di vivere le nostre responsabilità, anche oggi immersi in questa emergenza mondiale, e di come saremo capaci di mettere la persona al centro delle nostre scelte. Il tutto in una società in cammino e non statica che evolve secondo percorsi di bene comune da tracciare assieme.

Un altro aspetto che ritroviamo negli uomini e nelle donne della Resistenza è dato dalla gratuità del gesto. Chi ha fatto la Resistenza ha combattuto per grandi ideali di giustizia e di libertà. Lo ha fatto con spirito di grande gratuità per riconquistare i diritti personali e collettivi.

Alla nostra generazione, per fortuna, non è stato chiesto di combattere, di imbracciare un fucile. Alla nostra generazione, però, la storia ha consegnato una nuova forma di guerra e, come allora, ci sta interrogando su come utilizzare la nostra libertà.

E’ immensamente bello vedere che tante persone hanno risposto, oggi nel 2020, con lo stesso spirito di chi allora ha dovuto affrontare una guerra di liberazione.

Tante persone sono andate a lavorare negli ospedali, tanti medici e infermieri hanno assistito i malati a casa. Tante persone hanno consegnato a casa la spesa alle persone sole ed in difficoltà, hanno fatto donazioni, hanno lavorato negli uffici pubblici Comunali e nella filiera produttiva senza risparmiarsi, hanno fatto i controlli sulle strade come la nostra Polizia Locale e come le Forze dell’Ordine; penso ai Carabinieri di Monza che saluto con stima. Tante Associazioni hanno inventato modi nuovi per essere, ancora una volta, al servizio della nostra gente.

Un mondo, in questo momento storico, a suo modo ha risposto sì alla chiamata. Ha risposto sì alla chiamata di assunzione di responsabilità con un gesto di gratuità, perché nei fatti ha messo in gioco la propria salute, la propria tranquillità e quindi la propria vita proprio come fecero le donne e gli uomini della Resistenza.

In questo esercito di uomini e donne dobbiamo ricordarci, però, anche tutte le persone che hanno rispettato le regole e che sono state un esempio vero, una testimonianza, per le generazioni future. Abbiamo messo così le basi per avere la società costruita attorno a valori forti, immutabili e ritenuti fondamentali da tutti. E’ la storia, detta in altre parole, scritta nella nostra Carta Costituzionale.

E’ un segno di speranza, perché dice che il mio mondo trova un senso solo se sono capace di inserirlo in un contesto di comunità.

In altre parole diciamo che la nostra esistenza trova una dimensione corretta solo nella relazione con gli altri. Relazione che può arrivare a chiedere di sentirci responsabili anche della loro vita.

Partiamo da qui e raccogliamo questi due insegnamenti che ci hanno lasciato gli uomini e le donne della Resistenza per affrontare le sfide che abbiamo ancora davanti. Come per gli uomini della Resistenza sappiamo che queste sfide non si chiuderanno con noi e che non tutte le risposte saremo noi a doverle dare.

Gli uomini e le donne della Resistenza, a cui va la nostra gratitudine, resteranno per noi non dei nomi generici o dei numeri solo se sapremo raccoglierne gli insegnamenti per mettere in gioco i nostri talenti per immaginare, come fecero loro con gratuità, un mondo nuovo. Un mondo solidale, accogliente e ricco di opportunità per tutti.

Allora anche noi, quando ripenseremo a come avremo utilizzato la nostra libertà, saremo orgogliosi del tempo dedicato alla nostra comunità. Avremo forse perso il sonno; avremo forse perso tempo prezioso per il nostro mondo, ma avremo sicuramente guadagnato, come per le donne e gli uomini della Resistenza, la gioia di aver speso la nostra vita per gli altri ed avere contribuito, con una piccola onda di speranza, a costruire una società più solidale, più accogliente e più a misura d’uomo.

Sarà bellissimo essere stati parte di un grande progetto di libertà che ci porterà a vedere racchiusi idealmente tutti questi sogni nella cartella di un bambino a cui noi avremo dato, con il nostro lavoro, la libertà e l’arma più potente della storia: l’istruzione.

Allora grazie donne e uomini delle Resistenza per essere stati dalla parte giusta anche nei momenti più bui della storia e per averci regalato la libertà e questi insegnamenti preziosi.

Cerchiamo, nella vita, di essere degni del loro sacrificio e ancora una volta, assieme, lavoriamo per far risorgere, come allora, la nostra amata Italia.

Viva L’Italia, viva il 25 aprile.

Vedano al Lambro, 25 aprile 2020

Il Sindaco

Renato Meregalli